Per molte persone è difficile fidarsi di se stesse. Hanno la sensazione di aver sempre bisogno di qualcuno che dica costantemente loro cosa fare o che almeno approvi le loro scelte o le loro opinioni. Tu, quale scelta hai paura di prendere?
Pensiamoci un po’: dove appendere quel quadro, quale abito comprare, se ritornare con quel ragazzo o quella ragazza che è riapparso/a nelle nostre vite… quale facoltà intraprendere, se partire o meno, se lasciare il lavoro o meno,… quanti di voi si sentono realmente autorizzati a prendere le proprie scelte autonomamente?
Non dovete dirlo a me, ma cercate di fare uno sforzo di sincerità almeno con voi stessi.
Il nostro tribunale mentale
Quanti si sono ritrovati a giustificare il proprio comportamento, ad arrancare scuse e motivazioni fra sé e sé per aver preso una strada, anziché l’altra? E si sono ritrovati così con la testa piena di pensieri volti a convincere se stessi che quella presa è la scelta giusta, come vi fosse un’arringa nella loro testa:
“Vostro onore, l’imputato non possedeva tutte le informazioni ante-tempo per prevedere un simile esito”.
“Obiezione, vostro onore”.
“Obiezione accolta: l’imputato non è perdonabile: è pertanto condannato alla pubblica umiliazione e all’abbandono dall’intera specie umana, senza acqua, né cibo!”
Forse troverai esagerata questa scenetta, ma forse, se scavi bene dentro di te, ti accorgerai che più o meno è proprio di questo che hai timore: di essere giudicato, di essere pubblicamente umiliato, di essere abbandonato per le tue scelte.
Quanti di voi…?
Quanti di voi sentono che la vita che si sta vivendo non è realmente quella che vogliono? Quanti sentono il peso di una maschera che poco si adatta ai tratti naturali del volto?
Chi è stufo di fingere, sopportare, stare alle regole di un gioco al quale non si sa più se sperare di perdere?
Intendo riferirmi a relazioni, posizioni lavorative e/o sociali, amicizie, situazioni familiari, qualsiasi ingranaggio del quale facciamo parte e che oramai non sappiamo più perché o, meglio, quale buon motivo ci spinge ancora a starci dentro.
Questa è una situazione comune a molte persone, più di quanto si pensi e ognuno ha la propria storia personale: il timore di quel che penserebbe la gente se cambiassimo idea o dessimo una svolta alla nostra vita, timore del senso di fallimento che sentiremmo appiccicato sulla pelle a lasciar perdere quel progetto nel quale abbiamo tanto investito o l’angoscia al pensiero di quel che andrebbero a dire di noi se prendessimo una scelta emotiva, forse un po’ folle, fuori dagli schemi, ma che, su un piano di realtà, sappiamo essere del tutto innocua e, anzi, darebbe alla nostra vita quel tocco di vivacità in un’esistenza oramai ingrigita dalla monotonia di un ingranaggio vecchio e arrugginito.
Forse è giunto il momento
Forse è giunto il momento di chiederci di cosa abbiamo paura: quale scelta hai paura di prendere? Cosa mai potrebbe accadere di così terribile nel cambiare facoltà o lavoro, nel lanciarci in quel progetto, nell’intraprendere quel viaggio o rompere quel rapporto… cosa accadrebbe se pensassimo maggiormente a quel che piace a noi e meno a quel che penserebbero le persone? Forse è ora di chiedersi cosa andremmo a guadagnare, oltre a quello che temiamo di perdere e se il gioco vale la candela. E forse è anche tempo di smettere di arrovellarsi il cervello sui se e i ma e fare un’analisi razionale:
Se lo faccio, cosa può accadere?
E chiedersi se, nel dubbio, possiamo sostenere l’eventualità che sia la scelta sbagliata.
Se dovessi prendere la scelta sbagliata, cosa accadrebbe?
Forse qualcuno se ne uscirebbe con un “Te lo avevo detto”, è vero… ma noi potremmo sempre uscircene con un “Ecchisene…” e regalare a queste persone una medaglia di cartone.
Forse è giunto il momento di viverla questa vita, anziché immaginarla. È giunto il momento di scendere in campo, anziché guardare lo sport in tv. È giunto il momento di fare, dopo aver tanto pensato. È giunto il momento di essere coraggiosi, affrontare le proprie ansie e scrivere la nostra storia.
Tu, quale scelta hai paura di prendere?
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